Editoriali

A chi possiamo credere? - 04/03/19

Nelle scorse settimane la nostra Associazione aveva pubblicato un editoriale auspicando che venisse fatta chiarezza dall’Amministrazione comunale sulla tipologia di vettore prescelta per l’accesso al finanziamento ministeriale, esprimendo la propria preferenza per il tram, che può contribuire efficacemente al perseguimento di un obiettivo di mobilità sostenibile, coniugando anche una riqualificazione urbana delle zone attraversate.

Nel frattempo il Direttore Generale di AMT - durante una trasmissione televisiva - disse che era stato scelto il filobus per le quattro linee di forza previste dal PUMS: questo intervento, oltre a suscitare le nostre perplessità per la scelta della tecnologia filoviaria, ha anche acceso un dibattito culminato in una riunione della V Commissione Consiliare, durante la quale il Vice-Sindaco ha confermato la predilezione per il filobus, tranne che per la Val Bisagno, per la quale si stava ancora valutando l’ipotesi di un tram, considerato che è l’unica area della città sprovvista di ferrovia.

E’ della scorsa settimana l’ultima variazione sul tema, annunciata dal Sindaco durante uno degli incontri mattutini con la cittadinanza, le cosiddette “colazioni col Sindaco”: tram dalla Fiera a Prato e dall’Aeroporto a Marassi, perché sulle altre due linee di forza - da Sampierdarena a Prà e da De Ferrari a Nervi - bisogna scavare per realizzare una adeguata fondazione e spostare i sottoservizi, tornando anche a ribadire il concetto, già espresso dall’Assessore, che non possiamo permetterci di avere cantieri in tutta la città per anni.

A chi possiamo credere a questo punto? E quanto altro tempo si dovrà aspettare prima che vengano effettivamente svelati questi arcani progetti, non solo a noi, ma all’intera cittadinanza?

Noi siamo molto preoccupati, perché, se la scelta del vettore elettrico appare in linea con una opzione ambientalmente corretta, il privilegiare un mezzo come il filobus non va nella direzione ottimale, che favorisca veramente il trasporto pubblico, per farlo diventare un elemento cardine per il miglioramento della qualità della vita.

E ciò senza considerare che AMT non ha mai dato prova di valorizzare il mezzo filoviario, visto che in pochi anni ha accantonato e demolito i mezzi da 12 metri e ora sta utilizzando i 18 metri prevalentemente in termico, con gravi danni per motori e veicoli, oltre che di totale spregio della politica di riduzione delle emissioni.

Insomma, ancora una volta pare che la politica, più che avere una visione di lungo termine volta al miglioramento della qualità della vita complessiva, si sia lasciata condurre dalle compagini che da sempre sono foriere di resistenza al cambiamento, sia sotto il profilo gestionale (come non ricordare la cacciata di Transdev ormai risalente a una decina d’anni fa?) sia sotto il profilo tecnico, come in questo caso.


prec. | succ.
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