Editoriali
Alla ricerca del tempo perduto - 12/04/17
“La saggezza non si riceve, bisogna scoprirla da sé dopo un percorso che nessuno può fare per noi, né può risparmiarci, perché è un modo di vedere le cose.” M. Proust
Per noi che ci occupiamo di trasporto pubblico e che dunque ne osserviamo da vicino la gestione, la fine di un ciclo amministrativo rappresenta, inevitabilmente, il tempo dei bilanci.
Passando in rassegna, con la memoria, o aiutandoci con i potenti mezzi della rete, i fatti salienti della politica di una Giunta in carica ancora per pochissime settimane, in questo settore risultano evidenti le moltissime ombre che, ovviamente, non possono essere illuminate neppure dalle pochissime e isolate note positive emerse nel corso di questi cinque anni.
E’ vero che il quinquennio amministrativo si aprì nel 2012 con l’apertura della stazione Brignole della metropolitana, ma, in realtà, le basi vere per quest’opera furono poste ben prima, soprattutto durante la Giunta Pericu che ebbe a disposizione strumenti economici piuttosto rilevanti, ma che credette molto nella centralità della metropolitana nel nostro sistema, come dopo mai più nessuna Giunta ha fatto.
Arrivati a Brignole ci si sarebbe aspettato non già l’avvio di nuovi cantieri per future estensioni, ma almeno una pianificazione seria e ponderata di questo vettore verso i quartieri periferici, Val Bisagno, Levante, Val Polcevera. E invece? Invece nulla di tutto questo...qualche studio di fattibilità per estensioni a Levante, in particolare verso Martinez e, forse, S Martino, ma poi tutto si è arenato a fronte delle difficoltà tecniche e comunicative tra FS (proprietaria delle aree) e Comune di Genova. Notte fonda invece per quanto riguarda l’estensione verso Rivarolo, che pur rientrava nella concessione originaria datata ormai un’era geologica fa (1986!!!).
E che dire della Val Bisagno? Qui messa, implicitamente, una pietra sopra la metropolitana, si è iniziato nella Giunta a guida Vincenzi un percorso di partecipazione con la cittadinanza in vista di una trionfale reintroduzione del tram: incontri, dibattiti, parole finite in nulla. Tutto sbagliato, tutto da rifare direbbe Gino Bartali....e infatti, con la Giunta Doria si ricomincia daccapo, valutando aspetti tecnici e organizzativi per affrontare l’annoso problema. Ad un anno dal convegno dell’aprile 2016 nel quale furono presentati i risultati di quest’analisi dove erano contemplate le 3 alternative (bus in sede protetta, filobus a grande capacità, tram), ad oggi la Giunta comunale non ha ancora formulato una scelta. Quindi si sono persi 5 anni (oltre ai 5 precedenti), tempo che sarebbe stato sufficiente, con le risorse a disposizione, per realizzare almeno una prima tratta della tramvia.
Passiamo a considerare la ferrovia che, vista la capillarità delle stazioni e delle linee, per una buona fetta di genovesi e di abitanti dei Comuni limitrofi rappresenta un mezzo di trasporto insostituibile. Qui grandi speranze si riponevano sul riassetto del Nodo ferroviario, opera pomposamente definita dalla Giunta Vincenzi come Metroferrovia con tanto di manifesti nel 2010 (!!!) che avrebbe dovuto essere ultimata nel 2016. E invece? Non è stato terminato neppure il primo lotto, ovvero il sestuplicamento Principe-Brignole a causa del fallimento del Consorzio aggiudicatario dell’appalto. Colpa o, comunque, competenza di RFI, è vero.....ma il Comune, un Comune di 550.000 abitanti, capofila della Città Metropolitana non ha un canale diretto con RFI? Non riesce ad avviare una cabina di regia analogamente a quanto avvenuto in altre città italiane? In questa situazione va già bene che si sia mantenuta l’integrazione tariffaria AMT-FS......
E quindi? E quindi anche oggi, nel 2017, l’ossatura dell’offerta di trasporto della nostra città rimane il vecchio autobus. Vecchio è proprio il caso di dirlo, perché i mezzi sono allo stremo, sporchi, obsoleti, consumati da milioni di km. Ad onor del vero, va detto che, a inizio mandato il Comune aveva tentato di affrontare strutturalmente la questione dell’assetto di AMT cui il problema del rinnovamento del materiale è intrinsecamente legato, trovando, tuttavia, moltissime resistenze di tipo politico-sindacale (ricorderete lo sciopero epocale del novembre 2013 tre - quattro giorni di blocco totale, accaduto di rado in Italia) e amministrativo, dettato dal pasticcio della nuova legge regionale sul TPL, successivamente bloccata dalla nuova Giunta regionale.
Sul tema del rinnovo dei mezzi ci sono stati dei progressi sì, ma molto faticosi, timidi e contraddittori. Il rinnovamento del parco mezzi è stato, infatti, reso possibile solo in risposta al “grande sciopero” di cui si è detto in precedenza. Ad esso sono seguite procedure di gara lunghe, farraginose che hanno permesso solo nel 2016 di individuare fornitori e di avviare il programma di consegna di una decina di mezzi da circa 8 mt e lotti più consistenti di vetture da 10 mt (54), peraltro molto criticati da utenti e addetti ai lavori, a partire da aprile del 2016 fino a gennaio del 2017. Vista però l’obsolescenza del parco mezzi di AMT, con l’arrivo delle nuove vetture è iniziata al tempo stesso una progressiva radiazione dei mezzi più malconci e addirittura alcuni fermi da anni per cui il numero complessivo delle vetture è rimasto pressoché inalterato ed il servizio viene svolto da AMT in condizioni di costante criticità. Data la perdurante mancanza di fondi sufficienti per un rinnovo più incisivo del parco mezzi, si è ritenuto di approvvigionarsi di mezzi da 18 mt (la categoria con più problemi dell’intera flotta) ricorrendo al mercato dell’usato sicuro (Basilea), ma anche in questo caso ci sono voluti mesi e mesi (praticamente un anno dalla data della loro immatricolazione in Italia) per vedere i MAN con quasi 17 anni di età circolare sulle linee di forza.
E, badate bene, lo stesso meccanismo si è verificato per la fornitura dei nuovi treni della metropolitana e ad oggi la messa in servizio del primo lotto è stata assolutamente parziale e incompleta con soli due nuovi convogli in circolazione.
Come poi non ricordare i piccoli e grandi inconvenienti alla vita quotidiana degli utenti del TPL? Sporcizia, degrado, poca sicurezza dei mezzi, paline di orario inaffidabili, interscambi difficili, frequentissimi scioperi, ecc.?
Siamo stati troppo catastrofisti? Abbiamo ceduto alla logica del mugugno?
E allora vediamo qualche risultato positivo. Su tutti va menzionato il quasi completamento del deposito della metropolitana di Dinegro, opera necessaria se si vuole disporre di una flotta di treni moderni e tecnologicamente avanzati e se si vuole gestire bene questa infrastruttura. Qui i lavori sono stati bloccati per lungo tempo dal fallimento dell’appaltatore (sì perché non è tutta colpa delle amministrazioni se le opere pubbliche non vengono ultimate nei tempi) ed oggi hanno permesso di recuperare una vasta area sovrastante il deposito per un parcheggio di interscambio. Poi non va dimenticato lo sforzo per la riapertura della Ferrovia Genova-Casella, linea danneggiata dall’alluvione del 2015 e che è sembrata davvero rischiare la chiusura. Oggi è un successo di pubblico e finalmente anche i Comuni dell’entroterra ne hanno scoperto la valenza turistica.
Poi non vanno dimenticati i due impianti speciali di Quezzi e di Villa Scassi a Sampierdarena (quest’ultimo, in realtà, una ristrutturazione radicale di un impianto già esistente) che rappresentano comunque delle soluzioni interessanti ed innovative, ma che, inevitabilmente hanno un ruolo di nicchia.
E poi? Poi basta, cari amici, non ci viene in mente altro....un po’ pochino, non credete?
Dal nostro osservatorio emerge, dunque, una realtà sconfortante: non solo non è stata avviata nessuna nuova opera di grande impatto, ma non si sono neppure poste le basi per un progetto, per una visione di città dal punto di vista trasportistico che, è il cuore, la vita di un agglomerato urbano.
Si fa davvero fatica a credere nel futuro e a dar credito alle promesse che, inevitabilmente, la politica tirerà fuori nelle prossime settimane di campagna elettorale. Comunque sia.... W il trasporto pubblico!!!!
prec. | succ.
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